VIOLENZA SULLE DONNE: IL PENSIERO DI UN ADOLESCENTE - I temi vincitori
Pubblichiamo gli elaborati degli studenti vincitori del 26° concorso scolastico "San Vincenzo".
Primi classificati:
Nel mondo di oggi, che potremmo definire crudele, esiste ancora il problema che riguarda la violenza sulle donne. Tale problema è sempre esistito, anche se nel corso degli anni, passando da società più “primitive” e prive di valori a società che sarebbero dovute essere, in realtà, più “evolute”, si è purtroppo aggravato. Ci ritroviamo, seduti davanti ad un televisore, a ascoltare ininterrottamente
notizie di donne che vengono maltrattate, violentate e uccise. Donne che potrebbero perfettamente essere nostre mogli, fidanzate, o figlie. Queste donne vengono accusate di essere, in un certo modo, colpevoli quando, in realtà, non hanno commesso alcun errore, se non quello di aver amato o di essersi fidate completamente di una persona che consideravano l’amore della loro vita. Ma come può una donna immaginare che l’uomo con il quale condivide dei sentimenti, dei segreti e dei momenti di
quotidianità, sia colui che causerà la sua morte?
In questi casi, infatti, io credo che l’amore sia l’ultimo componente; queste persone che si definiscono innamorate, nutrono solamente rabbia repressa e non conoscono nemmeno il significato della parola “sentimenti”. Di conseguenza, l’unico sentimento che provano è quella gelosia morbosa che porta alla distruzione di qualsiasi rapporto.
Un “uomo”, non può essere definito tale se massacra fisicamente e mentalmente una donna.
Colui che provoca violenza su una donna, non è altro che un piccolo ed insignificante punto in un intero mondo.
Contrariamente, un uomo deve far sorridere la propria donna, non deve essere, quindi, la causa della sua sofferenza; le mani e le braccia di un uomo, per una donna, devono essere una sorta di appoggio e rifugio dal male che la circonda e non la causa dei lividi che ricoprono il suo viso.
Queste persone che provocano violenza fisica e psicologica sulle donne con le quali condividevano la propria vita, trasformano improvvisamente ciò che apparentemente sembrava amore e passione in violenza, che a sua volta giunge ad essere una trappola mortale.
La violenza subentra quando la donna, per varie ragioni, decide di lasciare il suo compagno e quest’ultimo non accettando e non condividendo questa scelta, decide di vendicarsi sfigurandole il viso, minacciandola, torturandola, arrivando fino all’esalazione del suo ultimo respiro.
Una donna deve essere libera di compiere le sue scelte, senza che queste siano il movente della sua morte!
Nessuna donna deve sentirsi ostacolata nel compiere una scelta, nessuna donna deve sentirsi sbagliata per aver semplicemente amato, ma soprattutto nessuna donna deve sentirsi, nemmeno per un istante, responsabile o colpevole delle azioni violente che ha un “uomo” nei suoi confronti.
Sfortunatamente è una situazione agghiacciante che si riscontra in moltissimi paesi.
Ne è un esempio il mio paese d’origine, ossia il Marocco.
Quando si parla di violenza sulle donne, il popolo marocchino si divide in due categorie: la prima, quella in maggioranza, che è assolutamente contro la violenza sulle donne “mentre l’altra, in minoranza, è composta da persone che non possiedono dei valori simili a quelli occidentali.
Queste persone, infatti, credono ancora nell’ inferiorità della donna.
Fortunatamente, la situazione sta cambiando e inoltre tutti sono a favore ad aumentare le pene, per coloro che maltrattano, violentano o uccidono una donna.
Nonostante la realizzazione dei numerosi centri antiviolenza e l’esistenza della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, nel mondo continuano ad esserci casi di femminicidio e moltissime donne soffrono in silenzio, per la paura di parlare. Per concludere, sostengo che le donne che subiscono
violenza debbano comprendere che colui che svolge determinate azioni brutali, non è assolutamente innamorato perché l’amore non uccide.
Inoltre, tutte le donne devono trovare il coraggio di esternare tutte le paure, problemi ed insicurezze che si tengono dentro, riconoscendo che il silenzio porta all’autodistruzione e alla morte.
Poesia:
La donna.
La violenza.
La violenza sta nel corpo
e sta nella mente,
la vedi purtroppo,
ma non dici niente.
La violenza,
nell'oscurità si presenta,
se ti prende scappa pure
ma sarai troppo lenta.
Troppi lividi ti lascia,
troppi incubi da dimenticare,
pensi di averla superata,
e invece continua a restare.
Questa è la mia storia,
troppo crudele da scordare,
sono qui per raccontarla,
nonostante il dolore non mi scompare.
Una sera in compagnia,
con l’inganno mi ha trovata,
tutti insieme abbiamo ballato,
senza pietà mi ha lasciata.
Perché tutto questo mi hai fatto?
È la domanda che più mi tormenta;
mi lascia senza respiro,
a trovar la risposta tenta e ritenta.
Il cuor mio duole ancora,
nel paradiso non posso andare,
i miei conflitti ancora in terra,
cercano la lotta da affrontare.
La violenza resta intera,
così fredda e dura,
che ti lascia senza cura.
Una poesia che racconta la vita di tutte le donne vittime di tale atrocità: la violenza.
Ho cercato a lungo di scrivere anche un solo termine che potesse descrivere ciò che provo ma non ci sono riuscita.
Sono stata incapace di far uscire qualche frase sensata, incapace di mettere giù qualche parola, anche messa a caso, incapace di scrivere.
Ma ci ho provato e non con un semplice testo, ma bensì una poesia.
Un qualcosa che potesse far arrivare di più l’immagine di violenza sulla donna, e far capire la malvagità che essa ne consegue.
Sono solo un adolescente con una vita abbastanza normale, non ho mai vissuto sulla mia pelle ciò di cui tratto ma non per questo non posso dire la mia.
Troppe volte ne ho sentito parlare, troppe volte ho letto articoli intitolati: “donna massacrata dal compagno” o anche “ragazza violentata da 5 uomini" e tanto altro ancora.
Ogni volta rimanevo scioccata, un senso di amarezza mi restava in bocca, per non parlare dei brividi in tutto il corpo. La paura di sapere che al mondo, di bestie ne esistono, mi divora.
Cosa mai spinge qualcuno a compiere tali gesti? Una domanda che mi pongo sempre ma a cui non trovo risposta.
Sarà sempre così? Dovremo convivere con la paura, la paranoia che qualcuno ci possa far del male?
Spero che un giorno, non troppo lontano, possiamo essere serene di poter uscire senza stare in allerta, di prendere mezzi da sole e di fare qualunque altra azione in solitario senza timore di ciò che potrebbe capitare. Di vivere la vita con spensieratezza, libertà di intraprendere percorsi che desideriamo.
La violenza deve smettere di esistere, deve marcire nella sua crudeltà insieme a tutti colori che la esercitano. Sono qui per ricordare che al mondo non si è soli, che ci sarà sempre qualcuno a cui appoggiarsi nel momento del bisogno. Quindi parlate, non tacete perché, ricordate, la parola è come un coltello, ma più tagliente.
Denunciate! Solo così possiamo combattere e non smettete mai di raccontare le vostre storie, così da non dimenticare.
troppi incubi da dimenticare,
pensi di averla superata,
e invece continua a restare.
Questa è la mia storia,
troppo crudele da scordare,
sono qui per raccontarla,
nonostante il dolore non mi scompare.
Una sera in compagnia,
con l’inganno mi ha trovata,
tutti insieme abbiamo ballato,
senza pietà mi ha lasciata.
Perché tutto questo mi hai fatto?
È la domanda che più mi tormenta;
mi lascia senza respiro,
a trovar la risposta tenta e ritenta.
Il cuor mio duole ancora,
nel paradiso non posso andare,
i miei conflitti ancora in terra,
cercano la lotta da affrontare.
La violenza resta intera,
così fredda e dura,
che ti lascia senza cura.
Una poesia che racconta la vita di tutte le donne vittime di tale atrocità: la violenza.
Ho cercato a lungo di scrivere anche un solo termine che potesse descrivere ciò che provo ma non ci sono riuscita.
Sono stata incapace di far uscire qualche frase sensata, incapace di mettere giù qualche parola, anche messa a caso, incapace di scrivere.
Ma ci ho provato e non con un semplice testo, ma bensì una poesia.
Un qualcosa che potesse far arrivare di più l’immagine di violenza sulla donna, e far capire la malvagità che essa ne consegue.
Sono solo un adolescente con una vita abbastanza normale, non ho mai vissuto sulla mia pelle ciò di cui tratto ma non per questo non posso dire la mia.
Troppe volte ne ho sentito parlare, troppe volte ho letto articoli intitolati: “donna massacrata dal compagno” o anche “ragazza violentata da 5 uomini" e tanto altro ancora.
Ogni volta rimanevo scioccata, un senso di amarezza mi restava in bocca, per non parlare dei brividi in tutto il corpo. La paura di sapere che al mondo, di bestie ne esistono, mi divora.
Cosa mai spinge qualcuno a compiere tali gesti? Una domanda che mi pongo sempre ma a cui non trovo risposta.
Sarà sempre così? Dovremo convivere con la paura, la paranoia che qualcuno ci possa far del male?
Spero che un giorno, non troppo lontano, possiamo essere serene di poter uscire senza stare in allerta, di prendere mezzi da sole e di fare qualunque altra azione in solitario senza timore di ciò che potrebbe capitare. Di vivere la vita con spensieratezza, libertà di intraprendere percorsi che desideriamo.
La violenza deve smettere di esistere, deve marcire nella sua crudeltà insieme a tutti colori che la esercitano. Sono qui per ricordare che al mondo non si è soli, che ci sarà sempre qualcuno a cui appoggiarsi nel momento del bisogno. Quindi parlate, non tacete perché, ricordate, la parola è come un coltello, ma più tagliente.
Denunciate! Solo così possiamo combattere e non smettete mai di raccontare le vostre storie, così da non dimenticare.
Cristiano P. - 3B SCIENTIFICO "PALLI" ISS BALBO
Lettera alla mia sorellina
Dolce Carolina,
questa lettera è per te…
per chiederti di scusarmi per i miei silenzi…
per chiederti di scusarmi per le scarse attenzioni nei tuoi confronti…
per chiederti di scusarmi per non dirti abbastanza quanto sei importante per me…
per chiederti di scusarmi se non ho mai voglia di giocare con te o di guardare un film insieme…
per chiederti di scusarmi se ti rimprovero per i capricci senza rammentare che sei ancora piccola…
Potrei giustificarmi dicendoti che sono un adolescente, con gli sbalzi d’umore tipici di questa difficile età…Oppure che ho altro a cui pensare…che ho troppo da fare piuttosto che stare con una “bambina piccola”…o, peggio ancora, potrei dirti che sono un “maschio” e non mi va di perdere tempo con una “femmina”…
No Carolina! Non permettere né a me, né a nessun altro di dirti queste cose!
Non permettere a nessun “uomo” di rivolgersi a te con disprezzo o con superiorità perché se c’è una persona che può potersi vantare di essere superiore a qualcuno, quella sei proprio tu…con la tua dolcezza e con quel sorriso disarmante, con i tuoi occhi innamorati e felici con cui mi guardi nelle rare occasioni in cui stiamo insieme, occhi sorridenti e pieni di gratitudine verso questo fratello maggiore tanto introverso…
Vedi Carolina… nella tua vita incontrerai moltissime persone e vivrai molteplici esperienze, numerose al punto tale che in alcuni casi faticherai persino a comprendere cosa sarà giusto e cosa sbagliato…Crescerai ed arriverà il giorno in cui le tue emozioni si fonderanno con quelle del ragazzo che amerai e che, spero, ti potrà amare come meriti….Ma fai attenzione piccolina mia perché non sei solo una sognatrice ma sei soprattutto una bambina tanto fortunata: dinanzi a te hai mamma e babbo che si amano come due ragazzini anche dopo 20 anni di matrimonio e questo esempio di felicità ed amore ti porta ad essere positiva nei confronti della vita e dei sentimenti, però ricorda che, ahimè, purtroppo non è sempre così e troppe donne non hanno la tua stessa fortunata esistenza…
Persino in un'epoca storica che si potrebbe definire moderna e civile, la violenza in cui incappano certe sfortunate ragazze è sempre più al centro di un dibattito pubblico su scala internazionale, un fenomeno disumano che potrebbe essere definito quasi barbarico!
E quando mi riferisco alla “violenza sulle donne” non mi riferisco solo ad un reato di tipo sessuale o fisico, ma a quelle violenze più subdole che certi uomini spregevoli utilizzano per assoggettare a sé povere vittime inconsapevoli: la denigrazione, la minaccia, il ricatto economico ed emotivo, la vessazione psicologica che, nei casi più estremi, sfociano anche in violenti omicidi.
La violenza, di qualsiasi tipo sia, equivale sempre ad una forma di maltrattamento ed ogni comportamento maschile che non tiene conto della volontà della donna, è in ogni caso un comportamento violento.
Nessun uomo dovrà mai farti pressioni psicologiche approfittandosi della tua dolcezza o del tuo amore per la vita e per la famiglia.
I “cattivi” delle favole purtroppo esistono davvero e non sono orchi o mostri che si annidano al buio della tua cameretta: potrebbe anche trattarsi di un uomo che giura di amarti e che, proprio nel nome di quello che lui potrebbe definire “amore”, ti nega un’esistenza fatta di indipendenza e di libere scelte.
Carolina, ci sono tanti piccoli campanelli d’allarme a cui dovrai prestare attenzione: tu dovrai, e soprattutto “potrai”, sempre uscire a fare quel che ti pare perché se un ragazzo dovesse cercare di impedirtelo, dovrai subito venirmene a parlare ed io ti farò capire quanto questo atteggiamento possessivo sia completamente sbagliato!
Sai Carolina, in Italia c’è una famosa avvocatessa e politica, Giulia Bongiorno, che ha fondato una delle più attive associazioni per la lotta e la repressione della violenza contro le donne perché purtroppo molte di esse arrivano addirittura a convincersi che i maltrattamenti siano semplicemente una parte integrante della propria vita di coppia.
Capisci fino a che punto un uomo può manovrare e condizionare la psiche femminile?
Francamente non posso nemmeno immaginare quali siano le motivazioni che spingono un essere abbietto a dominare in questo modo: forse un senso di frustrazione, una mancata realizzazione personale sul lavoro o nella vita, un senso perenne di insoddisfazione… Come se le donne, al pari degli uomini, non avessero il diritto di realizzarsi e di decidere ciò che è meglio per loro stesse.
Ciò che mi mette più a disagio, è ascoltare come ancora oggi, purtroppo, sia possibile trovare uomini che minimizzano gesti violenti con semplici affermazioni quali "l'uomo è fatto così" o "la donna deve lavare i piatti" o “quella se l’è cercata”…
E sai Carolina cosa ti dico? …che mentre ti scrivo questa lettera, mi rendo conto che ogni tanto, inconsapevolmente ed in maniera immatura, anche a me capita di fare battute di questo tipo, senza cattiveria ovviamente, ma sminuendo la tua figura ed anche quella di mamma… Che sciocco sono, me ne vergogno… La quotidianità e la leggerezza con cui si parla tra amici, rivolgendosi alle figure femminili della nostra famiglia, fa nascere in noi sedicenni atteggiamenti da bulli senza nemmeno esserne consapevoli e ben lontani dal capire che non siamo assolutamente autorizzati ad intraprendere una strada sbagliata e tanto meno accettare che il nostro compagno/amico la prenda nei confronti di una compagna, di un’amica o di una fidanzata: è una strada che non porta lontano e reca solo dolore.
Coraggio e prevenzione sono i due cardini sui quali, noi ragazzi, dobbiamo agire: la prevenzione perché bisogna immediatamente agire quando vediamo che il rapporto di coppia, o il rapporto familiare, di un’amica - ed un domani il tuo - sta iniziando a non girare per il verso giusto. Far subito notare che certe frasi, certi modi di fare non rispettano la donna sia come essere femminile, sia come persona fisica. Occorre mettere dei paletti ben saldi ogni volta che è possibile, perché la violenza contro le donne è un drammatico fenomeno che inizia nella quotidianità, e va subito fermato proprio a questo livello prima che le radici scavino in profondità.
Quando alla sera babbo accende la televisione per guardare il telegiornale, spesso tu e mamma dite che è sbagliato perché il momento dei pasti è quello in cui noi cinque siamo tutti insieme a chiacchierare e a raccontarci cosa ci è accaduto durante la giornata.
Soffermandomi ora a pensare a quei momenti, mi rendo tristemente conto che tu sei sempre l’ultima a parlare e troppo spesso ti interrompiamo perché ciò che racconti ci appare noioso….scusami sorellina, tu racconti semplicemente ciò che appare interessante e degno di attenzione ad una bambina della tua età…e io, egoista, non sono in grado di capirlo!
Anche questa, seppur minore, è una piccola forma di sopraffazione maschile.
Ovviamente nulla a che vedere con la tremenda violenza fisica di cui troppe donne sono vittime, ma comunque resta un comportamento maschilista, misogino ed arrogante.
Cara sorellina, dovrai sempre fare attenzione a quei ragazzi che, dopo averti presentato una buona immagine di sé, guadagnandosi la tua ammirazione e la tua fiducia, lentamente ti priveranno della tua libertà e che indurranno ad obbedire e soccombere al loro potere, permettendo così di avere un vero e proprio controllo sulla tua mente.
Non farti mai svalorizzare attraverso battutine feroci e sarcastiche… non credere mai di non valere nulla, ma sii sempre autonoma e custodisci cara la tua personalità.
Ricorda che il filo sottile che lega il dominio psicologico all’aggressione e alla violenza è davvero fragile….
Ogni qualvolta che al telegiornale ascolti notizie sulle violenze subite da sfortunate donne, chiedi di cambiare canale perché, anche se sei solo una bambina, ormai avverti l’orrore che si cela dietro certe realtà che, molto spesso, trovano l’epilogo proprio all’interno delle mura domestiche.
Troppe donne maltrattate da fidanzati e mariti…
Troppe donne aggredite da uomini da loro rifiutati…
Troppe donne ricoverate in ospedale per le percosse subite…
Troppe donne uccise per non aver “ubbidito” ad un “padrone”…
…. e troppe mamme che lasciano bimbi orfani, costretti a crescere senza i loro abbracci, vittime inconsapevoli ed innocenti…!!!!
Quest’ondata di assurda violenza deve terminare e tocca anche a te, piccolina mia, a far sì che questo possa divenire possibile!
Io ti sarò sempre vicino e ti terrò per mano…
Cristiano
per chiederti di scusarmi per i miei silenzi…
per chiederti di scusarmi per le scarse attenzioni nei tuoi confronti…
per chiederti di scusarmi per non dirti abbastanza quanto sei importante per me…
per chiederti di scusarmi se non ho mai voglia di giocare con te o di guardare un film insieme…
per chiederti di scusarmi se ti rimprovero per i capricci senza rammentare che sei ancora piccola…
Potrei giustificarmi dicendoti che sono un adolescente, con gli sbalzi d’umore tipici di questa difficile età…Oppure che ho altro a cui pensare…che ho troppo da fare piuttosto che stare con una “bambina piccola”…o, peggio ancora, potrei dirti che sono un “maschio” e non mi va di perdere tempo con una “femmina”…
No Carolina! Non permettere né a me, né a nessun altro di dirti queste cose!
Non permettere a nessun “uomo” di rivolgersi a te con disprezzo o con superiorità perché se c’è una persona che può potersi vantare di essere superiore a qualcuno, quella sei proprio tu…con la tua dolcezza e con quel sorriso disarmante, con i tuoi occhi innamorati e felici con cui mi guardi nelle rare occasioni in cui stiamo insieme, occhi sorridenti e pieni di gratitudine verso questo fratello maggiore tanto introverso…
Vedi Carolina… nella tua vita incontrerai moltissime persone e vivrai molteplici esperienze, numerose al punto tale che in alcuni casi faticherai persino a comprendere cosa sarà giusto e cosa sbagliato…Crescerai ed arriverà il giorno in cui le tue emozioni si fonderanno con quelle del ragazzo che amerai e che, spero, ti potrà amare come meriti….Ma fai attenzione piccolina mia perché non sei solo una sognatrice ma sei soprattutto una bambina tanto fortunata: dinanzi a te hai mamma e babbo che si amano come due ragazzini anche dopo 20 anni di matrimonio e questo esempio di felicità ed amore ti porta ad essere positiva nei confronti della vita e dei sentimenti, però ricorda che, ahimè, purtroppo non è sempre così e troppe donne non hanno la tua stessa fortunata esistenza…
Persino in un'epoca storica che si potrebbe definire moderna e civile, la violenza in cui incappano certe sfortunate ragazze è sempre più al centro di un dibattito pubblico su scala internazionale, un fenomeno disumano che potrebbe essere definito quasi barbarico!
E quando mi riferisco alla “violenza sulle donne” non mi riferisco solo ad un reato di tipo sessuale o fisico, ma a quelle violenze più subdole che certi uomini spregevoli utilizzano per assoggettare a sé povere vittime inconsapevoli: la denigrazione, la minaccia, il ricatto economico ed emotivo, la vessazione psicologica che, nei casi più estremi, sfociano anche in violenti omicidi.
La violenza, di qualsiasi tipo sia, equivale sempre ad una forma di maltrattamento ed ogni comportamento maschile che non tiene conto della volontà della donna, è in ogni caso un comportamento violento.
Nessun uomo dovrà mai farti pressioni psicologiche approfittandosi della tua dolcezza o del tuo amore per la vita e per la famiglia.
I “cattivi” delle favole purtroppo esistono davvero e non sono orchi o mostri che si annidano al buio della tua cameretta: potrebbe anche trattarsi di un uomo che giura di amarti e che, proprio nel nome di quello che lui potrebbe definire “amore”, ti nega un’esistenza fatta di indipendenza e di libere scelte.
Carolina, ci sono tanti piccoli campanelli d’allarme a cui dovrai prestare attenzione: tu dovrai, e soprattutto “potrai”, sempre uscire a fare quel che ti pare perché se un ragazzo dovesse cercare di impedirtelo, dovrai subito venirmene a parlare ed io ti farò capire quanto questo atteggiamento possessivo sia completamente sbagliato!
Sai Carolina, in Italia c’è una famosa avvocatessa e politica, Giulia Bongiorno, che ha fondato una delle più attive associazioni per la lotta e la repressione della violenza contro le donne perché purtroppo molte di esse arrivano addirittura a convincersi che i maltrattamenti siano semplicemente una parte integrante della propria vita di coppia.
Capisci fino a che punto un uomo può manovrare e condizionare la psiche femminile?
Francamente non posso nemmeno immaginare quali siano le motivazioni che spingono un essere abbietto a dominare in questo modo: forse un senso di frustrazione, una mancata realizzazione personale sul lavoro o nella vita, un senso perenne di insoddisfazione… Come se le donne, al pari degli uomini, non avessero il diritto di realizzarsi e di decidere ciò che è meglio per loro stesse.
Ciò che mi mette più a disagio, è ascoltare come ancora oggi, purtroppo, sia possibile trovare uomini che minimizzano gesti violenti con semplici affermazioni quali "l'uomo è fatto così" o "la donna deve lavare i piatti" o “quella se l’è cercata”…
E sai Carolina cosa ti dico? …che mentre ti scrivo questa lettera, mi rendo conto che ogni tanto, inconsapevolmente ed in maniera immatura, anche a me capita di fare battute di questo tipo, senza cattiveria ovviamente, ma sminuendo la tua figura ed anche quella di mamma… Che sciocco sono, me ne vergogno… La quotidianità e la leggerezza con cui si parla tra amici, rivolgendosi alle figure femminili della nostra famiglia, fa nascere in noi sedicenni atteggiamenti da bulli senza nemmeno esserne consapevoli e ben lontani dal capire che non siamo assolutamente autorizzati ad intraprendere una strada sbagliata e tanto meno accettare che il nostro compagno/amico la prenda nei confronti di una compagna, di un’amica o di una fidanzata: è una strada che non porta lontano e reca solo dolore.
Coraggio e prevenzione sono i due cardini sui quali, noi ragazzi, dobbiamo agire: la prevenzione perché bisogna immediatamente agire quando vediamo che il rapporto di coppia, o il rapporto familiare, di un’amica - ed un domani il tuo - sta iniziando a non girare per il verso giusto. Far subito notare che certe frasi, certi modi di fare non rispettano la donna sia come essere femminile, sia come persona fisica. Occorre mettere dei paletti ben saldi ogni volta che è possibile, perché la violenza contro le donne è un drammatico fenomeno che inizia nella quotidianità, e va subito fermato proprio a questo livello prima che le radici scavino in profondità.
Quando alla sera babbo accende la televisione per guardare il telegiornale, spesso tu e mamma dite che è sbagliato perché il momento dei pasti è quello in cui noi cinque siamo tutti insieme a chiacchierare e a raccontarci cosa ci è accaduto durante la giornata.
Soffermandomi ora a pensare a quei momenti, mi rendo tristemente conto che tu sei sempre l’ultima a parlare e troppo spesso ti interrompiamo perché ciò che racconti ci appare noioso….scusami sorellina, tu racconti semplicemente ciò che appare interessante e degno di attenzione ad una bambina della tua età…e io, egoista, non sono in grado di capirlo!
Anche questa, seppur minore, è una piccola forma di sopraffazione maschile.
Ovviamente nulla a che vedere con la tremenda violenza fisica di cui troppe donne sono vittime, ma comunque resta un comportamento maschilista, misogino ed arrogante.
Cara sorellina, dovrai sempre fare attenzione a quei ragazzi che, dopo averti presentato una buona immagine di sé, guadagnandosi la tua ammirazione e la tua fiducia, lentamente ti priveranno della tua libertà e che indurranno ad obbedire e soccombere al loro potere, permettendo così di avere un vero e proprio controllo sulla tua mente.
Non farti mai svalorizzare attraverso battutine feroci e sarcastiche… non credere mai di non valere nulla, ma sii sempre autonoma e custodisci cara la tua personalità.
Ricorda che il filo sottile che lega il dominio psicologico all’aggressione e alla violenza è davvero fragile….
Ogni qualvolta che al telegiornale ascolti notizie sulle violenze subite da sfortunate donne, chiedi di cambiare canale perché, anche se sei solo una bambina, ormai avverti l’orrore che si cela dietro certe realtà che, molto spesso, trovano l’epilogo proprio all’interno delle mura domestiche.
Troppe donne maltrattate da fidanzati e mariti…
Troppe donne aggredite da uomini da loro rifiutati…
Troppe donne ricoverate in ospedale per le percosse subite…
Troppe donne uccise per non aver “ubbidito” ad un “padrone”…
…. e troppe mamme che lasciano bimbi orfani, costretti a crescere senza i loro abbracci, vittime inconsapevoli ed innocenti…!!!!
Quest’ondata di assurda violenza deve terminare e tocca anche a te, piccolina mia, a far sì che questo possa divenire possibile!
Io ti sarò sempre vicino e ti terrò per mano…
Cristiano
Nicolò Z. - 3^A SCIENZE UMANE "Lanza" - ISS BALBO
La violenza sulle donne è una problematica sociale, sanitaria, etica e morale, ma soprattutto culturale, soggetta a carenze del sistema e del singolo; dove fallisce il sistema infatti, fallisce l’umanità.
In primo luogo sottolineo come questa non sia una problematica per donne, né una problematica per uomini, non di un gruppo o di una comunità specifica, non di uno stato e nemmeno di una singola nazione, ma del mondo.
Difatti sono milioni le donne che hanno subito svariate forme di violenza fisica, 87’000 di esse muoiono ogni anno. Secondo dati statistici Istat, circa una donna su tre ha subito un qualche tipo di violenza da parte di uomini, che nell’80% dei casi appartenevano allo stesso nucleo familiare della vittima.
Sento un mondo che urla innovazione e progresso, dove l’umanità ha raggiunto un livello mai visto in precedenza, un mondo che può arrivare ad ogni obiettivo definito prioritario.
Se viviamo veramente in mondo che è al massimo delle sue potenzialità, frasi come: “chissà com’era vestita”, “fa tanto la vittima, ma poi chissà com’è”, “eh, ma in paesi così, che ci vuoi fare?”, “di nuovo, siamo alle solite”, “non mi interessa, cambia canale”, mi lasciano alquanto stupito e deluso.
Può darsi che il mio stupore scaturisca in parte dalla sensibilizzazione a cui noi giovani siamo sottoposti, in quanto nati in un ambiente nettamente più propenso alla cura e all’attenzione verso noi stessi ed il prossimo; nonostante questa considerazione continuo a non capire come ci sia chi definisce la violenza sulle donne una ‘problematica non prioritaria’.
Se non ora, quando?
Giornali e quotidiani alimentano e nutrono cronache di abusi, omicidi e stupri in modo provocatorio; si ragiona più sul come si è vestita che sul come si è sentita, sul dove più che sul come sia stato possibile, su quanti secondi ci abbia messo a gridare aiuto, o su che tipo di jeans avesse.
È forse questo il valore non di una, ma di migliaia di vite umane, utilizzate come carburante per le riviste scandalistiche?
Il problema comune degli articoli che trattano queste tematiche è quello di concentrare la loro attenzione e ricerca troppo spesso sulla figura femminile, mettendola sotto la lente d’ingrandimento giornalistica, talvolta tralasciando la figura maschile responsabile degli orrori commessi. Si forma quindi un processo di colpevolizzazione di colei che in realtà è solo una vittima; come se la domanda fosse, “che cosa hai fatto per farti picchiare, cosa hai detto o come ti sei vestita per suscitare in lui tutto ciò?”.
In questi testi carichi di parole pesanti si sentono spesso frasi come: “se solo la polizia fosse arrivata cinque minuti prima..” “se avesse chiamato qualcuno, magari..”, il problema non è la macchina che va troppo lenta, tantomeno il vicino di casa che non ha chiamato i Carabinieri; il problema è cosa ha fatto si che quell’uomo attaccasse. Se vogliamo far sì che non accada di nuovo, il cambiamento non deve consistere nel fermare più velocemente quell’uomo nel momento in cui agisce, il cambiamento deve mirare a risolvere l’origine che ha fatto sì che quell’uomo crescesse in quel modo, con quegli ideali, e con quella mancanza di distinzione tra ciò che è giusto e ciò che non solo è illegale, ma immorale e inaccettabile.
Se si continua a pensare ai cinque minuti prima, alla chiamata persa o al vicino di casa, si sta percorrendo una via ingenua per dare vita a un cambiamento sociale funzionante.
La violenza sulle donne è spesso sottovalutata e minimizzata; voci di ragazze che si fanno avanti vengono chiamate femministe, termine di uso comune, ma che viene abitudinariamente utilizzato in modo dispregiativo; altri ingloriosi e disprezzabili termini come “schiaccia-uomini”, “femmininazista” svolgono le stesse funzioni.
Io guardo invece con ammirazione queste donne che hanno avuto il coraggio di dire cose che molti ignorano, o di cui semplicemente non sono interessati, donne da tutto il mondo e per tutto il mondo, sguardi carichi di perseveranza e scarichi di superbia, occhi di chi ha visto e a volte vissuto realtà tragiche che penetrano nell’anima e che hanno avuto il coraggio di non tapparsi la bocca e andare avanti.
Questa è stata la mia scelta, la scelta consapevole di un ragazzo che non ha vissuto sulla propria pelle queste disumanità, ma che è pronto a battersi per far si che nessuno sia più obbligato a viverle.
Tre le domande chiave che ho individuato nel mio percorso di riflessione e che penso ogni ragazzo si ponga nell’affrontare l’argomento della violenza sulle donne. La prima è come sia possibile che la società tolleri questi atti, e che addirittura in certe parti del mondo, li approvi.
Al giorno d’oggi si parla molto di Società, di come essa non funzioni, la si personifica e le si dà la colpa, come se questa fosse la barriera che ci blocca; siamo forse così impotenti di fronte ad una problematica così imponente?
No. Purtroppo però sono molti quelli che giudicano, che si lamentano senza aiutare, che scrivono massime qualunquiste dal pc di casa loro, seguendo un ideale nel quale nemmeno credono.
Adulti e ragazzi si distaccano dal sistema come se non ne facessero parte, additando il prossimo con fare accusatorio, dicendo “non fai abbastanza”, “sei come tutti gli altri”.
La società siamo noi, ogni singolo pensiero, ogni parola, ogni sussurro, origina e dipende da noi in primo luogo. Sono persone come me e voi che con l’avanzare dell’età formano una propria famiglia che con il passare del tempo si unisce in comunità; esse costruiscono nei minimi dettagli le società, che a loro volta, pezzo per pezzo, uomo per uomo, costruiscono nazioni; e nessuna nazione può svilupparsi, crescere, e di conseguenza radicare nella popolazione ideali e pregiudizi culturali sbagliati senza l’aiuto di ogni suo singolo cittadino.
Ciò che bisogna fare quindi, è cambiare le proprie abitudini e il proprio “mindset”, evitando di ridere alla battuta sessista del proprio amico, non alimentando ma distaccandosi e segnalando persone che hanno tendenze di questo genere.
Innovazione non è continuità e gradualismo, è un processo di attualizzazione, rivoluzione, e ricostruzione; informiamoci, buttiamo giù un muro che lascia milioni di persone nell’ombra, costruiamo invece uno spazio aperto alle idee, vasto e privo d’ogni barriera.
Sono belle parole, ma come faccio a farlo se sono da solo?
Con questa domanda giungiamo alla seconda problematica, che si può considerare l’altra faccia della medaglia della prima, ed è proprio quella di sentirsi soli. Si perdono le speranze ancora prima di porsi il problema e questo rappresenta una difficoltà specificamente nel caso dei giovani che, rispetto agli adulti, vengono spesso influenzati maggiormente da ciò che i loro coetanei pensano e dicono.
La verità è che di persone pronte a combattere ce ne sono, non centinaia, né migliaia, ma milioni, sono ovunque; il vostro vicino di casa, il vostro compagno di banco, il vostro collega, il panettiere, il signore che porta a spasso il cane, e così di seguito.
Se è vero che ce ne sono così tante attorno a noi, perché non le vediamo lottare?
Tutti tacciono, fanno finta di nulla, pongono alibi alle proprie mancanze, alzano le spalle e si dicono che in fondo così fanno tutti.
Mi chiedo quindi se questo silenzio non sia sinonimo di assenso e complicità. Fu Martin Luther King che disse in una sua celebre frase: “ciò che fa più male in fondo, non sono le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici”.
Non incolpate quindi la società, non incolpate nessuno, puntate il dito verso voi stessi e chiedetevi: “Faccio qualcosa per cambiare questa condizione, o resto in silenzio?”. Se la risposta a questa domanda è “No, non faccio abbastanza”, non fermatevi solo a questo, alzate la testa e troverete un mondo pieno di persone come voi, che agiscono e combattono come voi, che hanno un sogno, come noi.
Siamo quindi potenzialmente in grado di risolvere questa epidemia di violenza, siamo uniti e determinati, ma come facciamo ad aiutare chi a volte non vuole nemmeno essere aiutato?
Ci troviamo di fronte alla terza e più misteriosa domanda che ogni persona interessata si pone; perché donne soggette a queste atrocità non chiedono aiuto in modo diretto e talvolta persino difendono il loro aguzzino?
In primo luogo c’è un equivoco per il quale al giorno d’oggi molti pensano alla violenza sulle donne esclusivamente come violenza casalinga, ma esistono numerose realtà degne di altrettanta attenzione che spesso ci sembrano distanti e in un certo modo irraggiungibili, frutto di racconti surreali che rasentano la follia... ma purtroppo non lo sono.
In Malesia le donne vengono condannate a frustate nelle piazze pubbliche; un episodio tristemente noto è quello di una donna dell’isola di Sumatra, a cui sono state inflitte più di 100 frustate poiché voleva lasciare il marito.
Un secondo esempio è quello dell’Africa Subsahariana, dove ogni anno 3 milioni di ragazze sono soggette a mutilazioni genitali, mentre 1.5 milioni, in seguito a rapimenti, sono costrette a sposarsi con uomini in età avanzata. La stessa cosa accade in India, dove in alcune province vicine al Nepal migliaia di ragazze vengono vendute dalle loro stesse famiglie per essere introdotte alla prostituzione e che dopo un paio di anni vengono uccise per la salvaguardia dell’onore della famiglia.
In certe zone orientali della Cina invece, si arriva a dire che nascere donna è una disgrazia, ma non ci si ferma al solo pensiero, infatti le neonate vengono buttate letteralmente nella spazzatura, o abbandonate nei boschi, destinate alla morte.
Le problematiche non si verificano solo in Oriente. In paesi sudamericani come Costa Rica e Cile l’aborto è negato anche alle donne che hanno subito uno stupro, ritenute responsabili delle loro azioni, donne che nel 43% dei casi, hanno meno di 15 anni.
Nonostante la loro minoranza etnica, bisogna ricordare anche popolazioni come quelle degli Yanomami, nelle quali le donne vengono letteralmente marchiate a fuoco come simbolo di appartenenza al marito.
La lista non può non includere anche la Russia, il cui Parlamento ha approvato un disegno di legge che depenalizza forme di violenza sul sesso femminile, mascherandole come “tradizioni culturali”.
Infine, per tornare “a casa”, da non dimenticare ci sono i paesi Europei, dove i diritti delle donne sono spesso dichiarati solo su carta, ma la realtà è un’altra.
Ciò che bisogna capire è che nella maggior parte dei casi le donne non chiedono aiuto in modo diretto poiché farlo implicherebbe morte certa, arrivando quindi fino a difendere coloro che vogliono far loro del male, semplicemente perché non c’è altra scelta.
Solo una cerchia ristretta dei casi citati precedentemente ha la possibilità di ricevere un aiuto concreto senza mettere a sostanziale rischio la propria vita, quella dei loro figli e parenti.
Donne di quest’ultima minoranza si trovano spesso in una situazione psicologica nella quale vengono mentalmente trascinate nella convinzione di essere la causa del problema, sentendosi in colpa e provando a migliorarsi, senza rendersi conto di star cadendo sempre più a fondo nella stretta mortale della violenza.
Un mondo nel quale il genere femminile non è soggetto a violenze o discriminazioni è purtroppo ancora lontano, ma nonostante ciò, non bisogna dimenticare o sminuire gli enormi progressi che sono stati fatti e gli obiettivi che sono stati raggiunti con successo nel corso degli ultimi anni; numerose campagne e organizzazioni di volontari no profit stanno attivamente agendo al giorno d’oggi, scendendo in campo, con coraggio, pronti ad agire 87 ̇000 volte fallendo, 1 ̇147 ̇000 vincendo.
A contribuire non sono solo iniziative no profit e partecipazioni del mondo adulto, infatti prendono spesso parte anche i giovani, a volte persino maggiormente informati, con nuove iniziative e metodi di diffusione, che permettono la condivisione di una maggiore consapevolezza all’interno della comunità giovanile. Basti pensare alla velocità delle informazioni che vengono trasmesse sui media in tempo reale, alla condivisione di sentimenti e di rifiuti verso le aggressioni e usurpazioni che avvengono nel mondo, con un solo “click”.
La giornata mondiale contro la violenza sulle donne venne istituita nel 1981, ma solo negli ultimi dieci anni ha registrato significative risposte anche grazie alla diversificazione delle comunicazioni. Anche solo trent’anni fa sarebbe stato rivoluzionario sostenere attivamente e in modo pubblico una causa come questa. Al giorno d’oggi invece tutto ciò è tema di attualità, grazie anche ai ragazzi di tutto il mondo, che hanno a cuore questo audace progetto.
Lentamente, nonostante tutto, si sta creando un varco caratterizzato da grida a bassa voce, un silenzio urlante che è capace di far tremare i timpani ed il cuore a chi ha orecchie per sentirlo.
Emergono sempre più storie, racconti macabri e tetri, che al solo pensiero fanno accapponare la pelle; racconti per i quali molti girano in fretta la pagina del giornale, cambiano canale. Pensieri che scavano la mente fino ad immergersi sotto la pelle, un appello di un mondo sofferente, grida d’aiuto di donne, talvolta semplici ragazze.
Vi invito quindi a non tapparvi le orecchie, a non chiudere gli occhi, a non seppellire la testa sotto la sabbia, a non voltare pagina.
Il 25 Novembre non è la giornata in cui bisogna togliersi le mani dalle orecchie, è la giornata che ci ricorda che vale la pena ascoltare, pensare, ma soprattutto agire.
Secondi classificati:
Cara Charlotte,
chi ti scrive è tuo padre nato nel 2003, perché ti scrive? Perché avverte la necessità di condividere con sua figlia una “istantanea” circa la situazione femminile al giorno d’oggi anno 2022.
La nostra vita quotidiana procede ben coadiuvata dalla tecnologia, lo studio e la ricerca. Tutto ciò permette o meglio dovrebbe permettere di progredire sempre più e assicurare un miglior futuro soprattutto per voi, prossime generazioni. È veramente così per tutti uomini e donne? No, purtroppo non ancora, infatti si è sentita la necessità già dal 1993 di istituire una giornata contro la Violenza sulle Donne esattamente il 25 novembre, perché nonostante quanto sopraddetto si verificano fatti raccapriccianti e anacronistici le cui vittime sono donne. Questo genere di violenza trova il culmine con i femminicidi. Ti starai chiedendo cosa sia il Femminicidio? Nell’augurarmi che tu veramente non lo sappia, ti dico che esso consiste nel “provocare la morte di una donna, bambina o adulta, da parte del proprio compagno, marito, padre o di un uomo qualsiasi, in conseguenza del mancato assoggettamento fisico o psicologico della vittima”.
Nel passato si sperava che almeno nel 2022 certe problematiche sarebbero scomparse, invece così non è stato e ancora oggi il problema è orribilmente presente per cui le principali testate giornalistiche e telegiornali, associazioni varie non possono far altro che aggiornarci sui continui casi di violenze sulle donne.
Le motivazioni che rendono purtroppo ancora attuale tutto ciò sono tanto varie quanto inaccettabili. A parer mio però qualsiasi giustificazione che possa spingere una persona a compiere determinati atti crudeli è inaccettabile.
Molti parlano di gelosia, follia d’amore, ma la domanda che da sempre mi pongo e che spero nel 2060 non debba più esistere è questa: “Come può il troppo amore verso una persona spingere a fare del male?’’. Ogni giorno rimango sempre più allibito dalle motivazioni di cui si dibatte. Nella società di oggi la mentalità maschilista è ancora prevalente nonostante si parli tanto di parità di genere. Questa mentalità infida trova spesso sbocco quasi naturale nella violenza, la violenza non è solo fisica ma anche mentale che ugualmente porta a conseguenze terribili ed a volte estreme, sono infatti numerosi i casi di stalking e molestie che vanno ad amplificare lo stato di umiliazione e prostrazione subito dalla donna.
Continuando con il nostro discorso, vorrei indurti a riflettere su quello che alcune donne hanno vissuto nel 2020, quando in tutto il mondo scoppia la pandemia di SARS-COVID2, tutte le persone sono state obbligate a restare a casa, però non per tutti il rimanere nella propria casa è sinonimo di tranquillità e sicurezza, anzi magari per alcune donne è diventato un vero e proprio incubo. La coabitazione forzata e continuativa, tra partner, senza il normale allontanamento per lavoro, scuola o svago, ha amplificato le divergenze fino ad arrivare agli estremi, dove alcuni casi di violenza domestica già per sé deprecabile si sono trasformati in femminicidi.
La violenza sulle donne si riscontra anche in ambito lavorativo, oggi come nel passato, donne uccise perché si rifiutano di sottostare alle molestie sessuali del “padrone”, oppure distrutte dalla vergogna per la violenza o anche sfiancate dallo stress si tolgono la vita. Una forma di violenza lavorativa, esercitata talvolta sulle donne, consiste nel danneggiarle professionalmente non permettendo loro di far carriera solo perché in quanto donne potrebbero andare incontro alla gravidanza e quindi costrette ad “allontanarsi” dal lavoro.
Vedi Charlotte quello che ti descrivo potrebbe essere una lettera senza tempo siamo nel 2020 ma tranquillamente potrebbe essere un racconto del novecento o ancora di secoli prima.
Far finire queste cose immagino che non sia solo una questione di tempo ma di crescita culturale. Pensa che mentre io ti scrivo, in qualche parte del mondo e magari anche in Italia, c’è una ragazza che viene ammazzata, picchiata o sfregiata, dai propri familiari, solo perché si ribella al rispetto di “leggi fanatiche religiose” che le impongono ad esempio il modo di vestirsi o un matrimonio combinato con un uomo anziano.
Cara Charlotte io mi auguro che tutto questo nel momento in cui leggerai questa lettera, non esisterà più e che la violenza sulle donne (ma in generale ogni tipo di violenza) sarà diventata un lontano e orribile ricordo, ma nel caso non fosse ancora così, la mia più grande speranza è che voi ovvero le prossime generazioni, possiate essere pronti a combattere contro tutte le forme di violenza, credimi che si possono insinuare in mille modi. Le uniche “armi” che vi consiglio di usare contro di esse sono la cultura e il rispetto.
Tieni sempre un occhio al passato, per non ricadere negli stessi errori che la storia racconta, e piedi saldi nel presente ricordando che la sottovalutazione e l’indifferenza sono i più grandi nemici da sconfiggere oltre che la mentalità maschilista.
Ora si è fatto tardi Charlotte e dovrai ancora chiudere questa giornata, ti lascio andare facendoti presente di tenere sempre alti i valori di ragazza e futura donna e di tutte le capacità che acquisirai nel corso della vita e che anche ti insegnerò, non farti mai sminuire, non permettere che giudizi maliziosi possano intromettersi nella tua vita e fai comprendere ciò che sei, nel rispetto di tutti.
Buona notte e fai bei sogni.
Arianna Barbara L. - 3AC CHIMICA ISS SOBRERO
amóre s. m. [lat. amor -ōris, affine ad amare]. – 1. Sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia.
Il dizionario dà molte definizioni di amore, ma quella che si addice di più, a mio parere, è proprio la prima; forse perché è la spiegazione ideale o perché al suo interno racchiude, in tutta la sua semplicità, la grandezza dell’amore vero, il punto è che appena l’ho letta, mi ha dato conforto sapere che esiste un sentimento come quello descritto.
Il 25 Novembre è la giornata contro la violenza sulle donne, e il fatto che esista una ricorrenza per ricordarlo, fa riflettere molto. Ovviamente questa data non è stata scelta in modo casuale; il 25 novembre 1960, tre delle quattro sorelle Mirabal, in visita ai loro mariti che si trovavano in carcere, vengono prese in un’imboscata da agenti del servizio segreto militare, torturate e uccise. Queste quattro donne della Repubblica Dominicana, erano molto conosciute nel periodo tra gli anni ’50 e ’60, poiché note, ancora oggi, come le eroine, le cosiddette “farfalle”, della lotta di liberazione dominicana contro la dittatura del generale Trujillo. Nonostante la loro lotta e la decisione di istituire questa commemorazione, ancora oggi, purtroppo, si assiste a tanti, troppi, maltrattamenti da parte di uomini verso le donne che sostengono di amare. Forse non si possono nemmeno considerare uomini, ma mostri. Un uomo conosce i veri valori: il rispetto, la fiducia e la lealtà; valori che sono alla base di un rapporto sano, ma che purtroppo moltissimi uomini non seguono.
Penso che il problema principale che deriva dal comportamento di questi uomini così violenti, sia alla base dell’educazione che gli è stata fornita fin da bambino, spesso è dovuto dal fatto che in famiglia ci sia una mentalità ancora maschilista, che considera la donna un “oggetto” posseduto dall’uomo; ma non solo, molte volte sono presenti problemi psichici come disturbi di personalità, o anche gravi patologie psichiatriche, che magari sono state sottovalutate quando si era ancora in tempo per agire.
Il problema principale della donna, invece, è la paura, o meglio un insieme di tante paure: quella di perdere l’uomo che amano, anche se violento, la paura di sentirsi e di conseguenza di essere deboli, di non riuscire a liberarsi da quel mostro, la paura di essere proprio loro il problema e non chi le maltratta, la paura che lui possa fare del male non solo a loro, ma anche ai figli o alle persone a loro care, e la paura forse più grande è quella di non essere credute, di non avere appoggio anche se si fanno avanti e denunciano; purtroppo, infatti, tutt’oggi sentiamo le storie di donne che hanno provato a cercare protezione dalle forze dell’ordine, ma non ci sono riuscite. Un caso non molto popolare, ma che credo abbia il dovere di essere conosciuto è quello di Ono San Pietro, questa volta non si assiste solo alla violenza di un uomo contro la propria moglie, già di per sé, come ho già ripetuto altre volte, raccapricciante, ma anche alla violenza di un padre verso i propri figli; Enrica Patti e Pasquale Iacovone si conobbero da ragazzini, ben presto cominciò una storia d’amore che sfociò nel matrimonio e da cui nacquero due bambini: Andrea e Davide; sembrava il ritratto della famiglia perfetta, se non fosse per il fatto che Pasquale cominciò ad avere comportamenti aggressivi e violenti verso Erica che però, spaventata dall’uomo, e preoccupata che se avesse denunciato nessuno le avrebbe creduto, continuò a subire questi maltrattamenti; i genitori notarono un cambiamento in Erica, sempre più schiva e magra, e la convinsero a lasciare Pasquale e a denunciarlo; l’uomo, però, non accettò la separazione e cominciò a seguire la donna, tanto che poco dopo gli fu imposto l’obbligo di stare a distanza da Erica; nonostante ciò, gli era concesso di vedere i bambini, e dopo aver minacciato più volte la ex moglie, e dopo che lei denunciò ancora, presentò le registrazioni e fu rassicurata dalle forze dell’ordine che si trattasse semplicemente di un falso pericolo, Pasquale portò in vacanza i bambini e disse a Erica che, tornati dalle vacanze, li avrebbe uccisi, e così fece; questo mostro ebbe il coraggio di soffocare nella notte, e bruciare i propri figli, “semplicemente” perché la donna che per anni aveva malmenato, lo aveva lasciato, e lui non lo aveva accettato.
Io credo, però, che il colpevole di questa vicenda non sia solo Pasquale, ma anche tutti coloro che hanno assistito ed erano a conoscenza della situazione di Erica, e anziché farsi avanti e aiutare, hanno preferito girare la testa e fare finta di non vedere; purtroppo ancora una volta, le vittime sono state persone innocenti, ancora peggio, bambini innocenti, le cui vite sono state troncate dal proprio padre, che evidentemente aveva problemi psichici, ma che non sono stati presi in considerazione. Non è normale, non deve essere normale che un uomo così pericoloso possa compiere questi atti, non è giusto che un uomo, soltanto perché è stato lasciato dalla moglie, o come direbbe probabilmente lui “dalla donna che amava”, le ha fatto del male; non è umano che queste donne vivano nel costante terrore che possa succederle qualcosa; e non è ammissibile che possano assistere all’omicidio dei loro figli, solo per aver commesso lo “sbaglio” di sposare un uomo che si è rivelato un maniaco.
Quello di Erica è solo un esempio dei tanti casi di violenza a cui si è assistito, vorrei citare: Lucia Annibali, sfregiata dall’uomo che credeva di amare; Valentina Pitzalis, anche lei sfregiata con l’acido dall’ex compagno; Noemi Durini, la cui vita è stata troncata a soli 16 anni dal fidanzato; Laura Pirri, 32 anni, uccisa dal compagno per una banale lite per venti euro; Gessica Notaro, e tante, troppe ancora.
Vorrei ringraziare tutte queste donne, per la forza che hanno avuto nell’affrontare le violenze che hanno subìto; alcune sono riuscite a salvarsi, altre purtroppo no, ma sono un esempio di tenacia, e la prova che un amore malato non porta niente di buono, anzi, rovina e logora. Perciò grazie a queste donne, e per queste donne, dobbiamo trovare il coraggio di agire; sia che ci si trovi in una relazione malata, sia che si assista dall’esterno: impariamo a sostenerci con la solidarietà femminile. Insieme si possono sconfiggere tutti i mostri pronti a rovinare vite altrui.
Treisi G. - 4B GINNASIO CLASSICO IIS BALBO
Quella notte la povera ragazza dalle umili origini fu privata della sua innocenza. Non chiuse occhio. Non una lacrima scese da quei suoi grandi occhi una volta pieni di vita.
L’aveva rovinata. Nessuno venne a sapere dell’accaduto, poiché Marjorie smise completamente di parlare. Nemmeno i suoi genitori si accorsero dell’ improvviso cambio d’umore della loro bambina, anche perché il loro era un rapporto basato sul rispetto, e non tanto sulla comunicazione.
Anche se avesse trovato il coraggio di dire qualcosa, lei era pur sempre una ragazza povera, mentre l’uomo in questione era ben rispettato in quella piccola cittadina.
Passarono gli anni, e quando Marjorie raggiunse l’età appropriata, i suoi genitori decisero che era arrivata l’ora di dare in sposa la loro unica figlia femmina.
Marjorie era terrorizzata all’idea di diventare la proprietà di un uomo.
Non aveva scelta. Dopo tutto, era solo una donna. La decisione non spettava a lei.
Sapeva benissimo che tirarsi indietro non era un opzione, poiché avrebbe disonorato la sua intera famiglia. Quando venne introdotta al suo marito, William Jones, era alla cena con le due famiglie, la sera prima del loro matrimonio. Lui sembrava un uomo per bene, però il terribile episodio del 1883 le insegnò a non fidarsi mai delle persone solo per come apparivano.
Non si rivolsero la parola durante tutto il tempo, però Jones non poteva toglierle gli occhi di dosso, e Marjorie non capiva il perché di questo suo atteggiamento. Durante quella situazione, realizzò una cosa al quanto sconcertante. I suoi genitori conobbero il signor Hockley, il quale pareva essere un uomo intelligente dalle buone maniere, quando lei aveva all’incirca 7 anni.
Nessuno si accorse mai di come egli guardasse la piccola Marjorie quando era distratta. Il solo pensiero la fece irrigidire.
La notte in cui i due dovettero concepire il loro primo figlio, Marjorie fu costretta ad affrontare i fantasmi del suo passato. Purtroppo fallì nel nascondere la sua paura e iniziò a piangere disperatamente, provocando uno sguardo confuso e preoccupato nel volto del giovane, che la guardava sorpreso.
<<Che cosa c’è che non va mia cara? Cosa la turba? Per favore mi dica che non è per colpa mia...>>
Marjorie tremava dall’ansia e dall’angoscia, e si sentì in colpa per aver creato quella situazione di disagio. Riuscì a malapena a pronunciare un “mi dispiace”, al quale seguì un sommesso “non è colpa sua, davvero”. William disse a Marjorie che era libera di condividere o no con lui il movente
dell’ accaduto della sera prima, e che lui era ben disposto ad ascoltarla.
Così, per la prima volta in vita sua, Marjorie si trovò a raccontare la storia di come all'età 12 anni, un uomo strettamente legato a lei e alla sua famiglia, si approfittò della sua innocenza e
inesperienza, causandole delle ferite che, apparentemente, erano ancora aperte.
Il signor Jones si rivelò essere una persona molto discreta e un uomo giusto nei confronti di Marjorie. Quello che la sorprese di più fu il fatto che si sentiva al sicuro intorno a lui, nonostante il suo passato l’avesse avvertita di prestare maggiore attenzione alle intenzioni altrui.
Marjorie diede alla luce la sua primogenita in una calda giornata di autunno, con accanto il suo amato William. Sentire la piccola Mary Elizabeth fra le sue braccia per la prima volta, fu come se il mondo avesse improvvisamente smesso di girare. Ora il suo mondo era lei. I primi anni di vita della bambina, furono per Marjorie i migliori della sua. Isuoi primi passi, le sue prime parole... .
Era come se tutti quegli anni di sofferenza avessero finalmente ripagato. William era molto presente nelle prime fasi di vita della sua amata figlia, nonostante fosse assai impegnato col suo lavoro da avvocato.
All’età di 4 anni, Mary Elizabeth era molto vivace, ma neanche questo sembrò preoccupare Marjorie, la quale amava il mestiere di madre, nonostante la stanchezza. Sin da quando era piccola, infatti, si prendeva cura del suo fratello minore quando i suoi genitori erano a lavorare. Era proprio questa sua aura altruista e genuina che la rendeva unica.
Se c’era una cosa che la rendeva profondamente triste, era guardare la sua bambina crescere in un mondo dove non c’era giustizia per le donne vittime delle terribili azioni degli uomini, causate dalla loro prospettiva contorta sul genere femminile.
Così un giorno decise di scrivere una lettera a Mary Elizabeth, per poi dargliela al compimento dei 12 anni. Quando si mise a scrivere, tutti i ricordi di quella fredda notte del 24 novembre 1883 ritornarono a
tormentarla.
Eppure eccola lì, venti anni dopo, a scrivere una lettera alla sua amata figlia per ricordarle che essere una donna è molto più difficile di quanto sembri, e che quando si trovano degli ostacoli sulla strada, bisogna solo trovare la volontà di andare avanti.
Mia carissima Mary Elizabeth,
spero tu ti stia divertendo in questa giornata speciale.
Mi sembrava opportuno darti un regalo fatto col cuore, che spero ti rimanga impresso per tutta la vita.
Sei appena entrata in un periodo di transizione fra l’essere una bambina ed una giovane donna. Ho
pensato che una fase significativa meriterebbe un’ insegnamento assai significativo: ed è così che ti scrivo questa poesia, e vorrei che tu te la ricordassi ogni volta che ti senti giù di morale.
La lettera leggeva:
Cara giovane donna,
ti auguro di trovare te stessa,
e ti auguro di trovare la tua forza interiore.
Ti auguro di fare tanti errori
poiché è così che si impara.
Cara giovane donna,
non lasciare che la violenza di tolga le parole di bocca.
Non permettere a nessuno di privarti della tua innocenza.
Cara giovane donna, sii forte
poiché il mondo cercherà di farti male.
Sii gentile, poiché le tue azioni hanno sempre delle conseguenze.
Cara giovane donna, ti auguro di trovare la tua felicità,
e ti auguro di trovare l’amore,
poiché tutti hanno il diritto di essere amati.
Non avrebbe mai pensato di riuscire a condurre
una vita normale dopo quell’episodio.
~ Da Marjorie, Per Mary Elizabeth
Cara giovane donna,
ti auguro di trovare te stessa,
e ti auguro di trovare la tua forza interiore.
Ti auguro di fare tanti errori
poiché è così che si impara.
Cara giovane donna,
non lasciare che la violenza di tolga le parole di bocca.
Non permettere a nessuno di privarti della tua innocenza.
Cara giovane donna, sii forte
poiché il mondo cercherà di farti male.
Sii gentile, poiché le tue azioni hanno sempre delle conseguenze.
Cara giovane donna, ti auguro di trovare la tua felicità,
e ti auguro di trovare l’amore,
poiché tutti hanno il diritto di essere amati.
Non avrebbe mai pensato di riuscire a condurre
una vita normale dopo quell’episodio.
~ Da Marjorie, Per Mary Elizabeth
Nourhen O. - 5C LINGUISTICO ISS BALBO
I RICORDI DI UNA BAMBINA
Lo vidi aprire la porta, entrare in casa con il broncio e sedersi sul divano, come al solito non era mai felice di entrare in casa. Era un gigante, uno di quelli alti e larghi, forse no, forse ero io molto piccola.
Non sempre ci faceva visita, molto spesso diceva di essere in viaggio di lavoro, quando però decideva di farlo, inquinava la nostra quiete di urla, rumori e tristezza.
Non tutti credevano che fosse un uomo violento, a volte recitava la parte della vittima e la colpa della sua pazzia la prendevano i miei fratelloni. Lui giocava con la mente di chiunque lo circondasse, era molto bravo.
Lei era fragile, delicata ma con la forza di Achille, era in grado di sopportare il dolore che mio padre le causava. Quando era arrabbiato considerava mia madre il suo sacco da boxe personale, mio padre però non solo usava i pugni, a volte accecato dalla sua stessa rabbia, le lanciava addosso qualsiasi cosa gli capitasse davanti. Lei piangeva, non faceva nient’altro e io… io guardavo solo. Le sue amiche le dicevano di scappare, le sentivo parlare nel salotto, mentre pettegolavano, lei non voleva. Mamma diceva che un uomo in casa è come una stella in un cielo buio, non capivo, ero molto spaesata. Per come sono ora, penso che se lui fosse stato veramente una stella, allora sarebbe stato una stella durante il giorno, invisibile e assente. Mentre lei era il sole, la stella che mi riscaldava durante i momenti di freddo interiore.
Parlo di distruzione, parlo di un tornado che è riuscito a strappare la vivacità di una figlia, parlo di uno tsunami che ha allagato gli occhi di una moglie e che ha rubato la sua capacità di urlare e di difendersi.
Nove anni aveva quella bambina. Lei non riesce a ricordare se suo padre l’avesse mai guardata con amore, pensava che fosse la causa della rabbia di lui perché le diceva sempre che parlava tanto. E allora? Allora lei un giorno decise di smettere di dare fastidio al proprio padre e di smettere di parlare se non era necessario. Vide che comunque il suo sforzo non funzionava, allora decise di restare in camera sua quando lui era in casa. Non funzionò neanche questo. Lui però se ne andò, senza preavviso, saluti e addii. La lasciò con tante domande senza risposta.
Quella bambina ormai è cresciuta, quella bambina sono io. Io sogno, anzi i miei sogni sono incubi. Mi ricordo perfettamente le enormi mani di mio padre, ma amaramente lui non le usava per coccolarmi, le usava per causare dolore alla sua stessa famiglia. Quella bambina di nove anni è ancora dentro di me, è rimasta ad aspettare delle risposte a tutte le sue domande, delle domande a cui io non so rispondere. Quella bambina è la causa della mia insicurezza, dei miei dubbi e della mia fragilità, la piccola me mi lascia con molti sensi di colpa.
Sono adulta, abbastanza adulta da sapere che il mondo non si può fermare sulle violenze fisiche e psicologiche che ho visto e ricevuto, sono adulta ma ancora ho paura di relazionarmi con chiunque in quanto mi sento terribilmente sbagliata. Cerco di fuggire da questo mondo di agonia e violenza dove tutti assumono il riflesso di mio padre e, per farlo, scrivo: la scrittura è il mio mondo alternativo, un mondo che mi sono creata da sola, un mondo di pace e armonia. Quando però torno alla realtà, mi ricordo che quel mondo è provvisorio.
Io piango, piango ancora se una persona alza il tono di voce, ho paura delle conseguenze della rabbia. A volte non sopporto tutto il peso che quella bambina si porta appresso, penso che sia un dolore troppo forte. Allora da adolescente indifesa e fragile, decisi di prendere una strada, molto pericolosa e gravemente scorretta, la strada del dolore fisico. Mi facevo del male, perché per me il dolore fisico era più sopportabile di qualsiasi altro dolore sentimentale. Un dolore reale che, se causato, potevo curare, nella speranza di curare anche le ferite che quella bambina mi provocava al cuore.
Le principali vittime di violenza, oltre che le donne maltrattate, sono i bambini, bambini che vedono la propria madre spegnersi, bambini che imparano che la violenza è l’unico modo per sentirsi vivi, bambini che difficilmente impareranno ad amarsi. Il veleno che hanno ricevuto durante la loro vita è ancora dentro di loro, quindi, sicuramente, un giorno si faranno così tanto male da scomparire dal mondo che loro tanto odiano, oppure, inietteranno il loro veleno alla persona più fragile che conoscono, sperando di sentirsi meglio e di ripartire da capo.
Spero però che per tutte le persone che hanno subito violenza ci sia una strada alternativa: quella dell’amore. L’amore può guarire ferite durate secoli, può essere l’antidoto del nostro veleno e colorare le nostre giornate dei colori più vivaci e luminosi che ci siano.

Commenti
Posta un commento